Nel mio lavoro incontro sempre più spesso persone che hanno paura di stare sole: dormire, viaggiare, mangiare, passeggiare, guardare la tv; sempre con qualcuno, uno qualsiasi, purché non si avverta l’angoscia della solitudine e il rumore del silenzio.
E osservo che questa paura è la principale responsabile di molte scelte sbagliate in campo sentimentale e nelle amicizie perché inconsapevolmente ha determinato la ricerca compulsiva di un compagno/a che non viene abbandonato, nonostante un evidente stato di infelicità.
Sempre questa incapacità di stare da soli fa passare da una relazione all’altra senza un momento di pausa per se stessi, per riflettere sul perché sia finita, sui bisogni più profondi rimasti inascoltati.Una paura che falsa anche i rapporti con i figli.
Mi rendo conto che donne e uomini, giovani e adulti, si cercano e creano relazioni con l’illusione che stando insieme ad un altro non saranno mai sole. Rincorrono il matrimonio o una convivenza come un traguardo di certezza esistenziale pensando che il marito, la moglie, i figli saranno insieme a loro per tutta la vita. Ma le cose cambiano.
Il matrimonio fallisce, lui o lei muore precocemente, o li abbandona per un’altra/o, i figli se ne vanno e si accorgono che il tentativo di fuggire la solitudine è fallito. Iniziano a pensare che la vita è stata ingiusta ma non sanno da dove e come ricominciare perché non sono mai state da sole.
Ma accade anche che colui che esterna il bisogno di starsene da solo, viene giudicato un disadattato, un depresso, un emarginato o uno “sfigato” senza comprendere che a volte il problema è proprio la socializzazione forzata e malata: la ricerca compulsiva di compagnia è come una droga che serve per non ascoltare le voci interiori e fuggire da se stessi, dalle proprie paure, dai propri problemi.
Ci sono persone che non sanno rilassarsi neppure durante le vacanze e continuano a tenersi occupate, in un iperattivismo ossessivo, a immergersi e confondersi nella folla per perdere la propria sensibilità, la propria specificità, per non ascoltare il silenzio, che fa paura. Sperano di incontrare un altro, anche lui alla ricerca di qualcuno che riempia i suoi vuoti. Così le relazioni diventano un incontro di due persone sole, che non sanno incontrarsi interiormente e non si incontreranno mai perché manca loro l’esperienza della solitudine.
Dietro tutto questo si nasconde spesso un disagio di vivere.
Eppure, l’equilibrio emotivo e la salute mentale si rivelano proprio dalla capacità di stare da soli.

Ma perché la solitudine fa paura a tante persone?
Solitudine, (dal lat. Solus, sollus, intero, a sé stante, separato). Separato da chi? Da chi eri unito per vivere, da colui o colei da cui dipendeva la tua sopravvivenza. E la solitudine è l’esperienza della separazione dalla madre che innesca la paura di non farcela da solo e di essere in balìa dell’ignoto, senza certezze, senza garanzie. Una separazione dai genitori, da un partner serve per iniziare a fare vita a sé; la solitudine che ne consegue, è un momento di preparazione per iniziare una vita da persone autonome.

La solitudine viene spesso confusa con l’isolamento, con il sentirsi soli ma non sono la stessa cosa: puoi sentirti solo in mezzo alla folla, anche se non sei isolato e puoi vivere isolato senza sentirti solo. L’isolamento è la perdita di contatti umani, di condivisione sociale che ha profonde conseguenze emotive e può accompagnarsi a stati depressivi o di angoscia. Ed è la condizione che molti, soprattutto gli anziani, vivono nelle grandi città. Sentirsi soli è ancora diverso. E’ uno stato di malessere interiore che spesso dipende dal sentirsi annoiati, vuoti, senza stimoli: “vuol dire non essere percepiti, non avere un senso in mezzo alla gente, sentirsi soli tra tante persone. Si ritrova solo colui a cui nessuno attribuisce un significato, colui che vive ma è inutile”.(Vittorino Andreoli)

Sentirsi soli è tristezza, la solitudine non lo è. La solitudine è una dimensione dell’anima, della psiche. La solitudine interiore è una fonte di conoscenza di sé, in cui si cela il bisogno di una serenità e di pace interiore; è uno stato di presenza.

Stare da soli allora significa stare in compagnia di se stessi, cioè capaci di ascoltare se stessi, di assecondare se stessi, di correggere se stessi, di aiutare se stessi! E’ ascoltare il proprio mondo interiore per integrare l’esperienza esterna e trasformarla in sapienza. E’ una conquista dell’età adulta che si raggiunge dopo aver fatto l’esperienza delle dipendenze affettive (dalla famiglia prima e dal gruppo dei pari poi).

Trascorrere un po’ di tempo in solitudine è come assumere una medicina indispensabile per ristabilire il contatto con la propria interiorità, per ascoltare i propri bisogni, per ridefinire i propri spazi, per scoprire la propria verità.
Saper stare da soli segnala una maturità affettiva e di relazione. E’ il presupposto per vivere serenamente e con maturità i legami affettivi.

Oggi non abbiamo bisogno di fuggire dalla solitudine ma acquisire la consapevolezza della solitudine, cercarla e farne esperienza perché solo nella solitudine si trova la vera libertà di essere se stessi, di fuggire per un po’ dalle richieste degli altri, di trovare quello spazio di silenzio e di pace che consente una forma di rigenerazione e di pienezza.

Per stare da soli ci vuole coraggio perché significa incontrare le proprie paure, le proprie ansie, comprendere la propria vulnerabilità nonostante si faccia tutto per sembrare importanti, sicuri e di successo. Chi si ascolta in solitudine riceve il grande dono di accedere al proprio cuore e creare poi un ambiente di serenità anche per chi gli è vicino. Si impara a cercare, ad apprezzare il silenzio per cogliere la presenza dell’altro anche senza parlare, a mettersi un po’ in disparte quando si percepisce che l’altro ha bisogno di solitudine.
Per amare è necessario sapere stare da soli, per diventare più profondi, per imparare ad ascoltare. E concedersi momenti lontani dal partner genera conoscenza e rispetto per noi stessi e di conseguenza per l’altro; e il rispetto è la precondizione per costruire un amore maturo ed equilibrato.

I vantaggi della solitudine:

  • aumenta la creatività e la capacità di innovare
  • previene i conflitti
  • permette di gestire meglio i propri spazi e i propri tempi
  • migliora la qualità delle relazioni interpersonali
  • è terapeutica contro la spossatezza e l’irrequietezza
  • ripristina le energie creative
  • rivitalizza la personalità caricandola di entusiasmo
  • favorisce l’esercizio di una buona leadership
  • permette la rigenerazione e il riposo dopo una giornata piena di impegni e contatti sociali
  • favorisce lo sviluppo di un radar emotivo che consente una protezione psicologica dalle emozioni negative
  • consente il drenaggio di emozioni estranee e il riconoscimento delle proprie
  • rinforza l’autostima e la sicurezza personale
  • favorisce il contatto con la propria interiorità e l’aumento dell’intuizione.