“Ogni nome, ha involontariamente un effetto, non può cioè restare senza effetto su colui che lo porta, e ciò risulta, come detto, un imperativo.” (Pavel Florenskij, Il valore magico della parola)
Il primo regalo e atto d’amore che si può fare per un bambino che sta per nascere è dargli il giusto nome. Lo sentirà pronunciare e lo pronuncerà nel corso di tutta la sua vita e potrà determinare la sua felicità e il suo destino.
Il nome è una “presenza” che ci distingue e ci separa dal nulla. Ci dà il diritto di esistere come creature ed è per questo che diamo nomi agli animali e alle cose: riconosciamo loro un’identità e gli diciamo: mi ricordi, mi piacerebbe diventassi “cosi” e perciò li influenziamo.
Per gli antichi latini, il nome assumeva un grande significato: non era solo un modo per distinguersi dagli altri, ma anche il “luogo” in cui era scritta tutta la vita di un uomo: passata, presente, futura. “Nomen est omen”, dicevano: nel nome c’è il destino, perché il nome sancisce l’identità di una persona e racconta anche il suo carattere, come si relaziona con gli altri e come gli altri si relazionano con lui.
Grande è dunque la responsabilità nello scegliere il nome di un bambino perché su di esso si riversano, sogni, aspettative, ricordi, nostalgie, desideri, compiti esistenziali e incarichi da portare a termine.
E’ un momento importante, occasione anche di litigio nelle coppie e nelle famiglie.
Per la scelta, c’è chi si affida alla tradizione e dà il nome di uno dei nonni, chi sceglie il nome di personaggi storici o biblici o alla moda, chi cerca nomi stravaganti di cui poi si pente ma che sono subìti e portati come un peso da bambini che spesso vivono umiliazioni o imbarazzi. Ultima moda, affidarsi ad internet, con le nuove “app” che confondono ancora di più.
E quando finalmente viene scelto (e da chi), piace a tutti?
Così prima che il bambino nasca, è stato già oggetto di discussioni, risentimenti, rabbie e rifiuti. Ma sarà vero che il nome influenza ciò che siamo e che saremo?
Forse non per tutti, ma ci sono tante coincidenze, ricerche e studi che lo confermano. Secondo la Bioenergetica, e le recenti ricerche presso la Northwester University – Illinois, il nome di ogni essere umano, influisce sulla struttura della sua identità e il suo modo di respirare perché ogni nome si compone di vocali e consonanti che corrispondono a suoni e questi suoni hanno una particolare risonanza energetica con varie parti del corpo. Nello specifico: le vocali “A, O, U” toccano gli organi più profondi, muovendo un’energia connessa alla gioia ed al piacere della vita, mentre le vocali “E, I”, legate al torace ed alla testa, promuovono energie connesse al coraggio ed alle attività mentali
Quindi un nome con il suo suono permette risonanze affettive ed energetiche diverse in base alla vocali e influisce direttamente sul comportamento e sul comportamento degli altri nei nostri confronti.
Per la Psicogenealogia, il nome è un imprinting, rappresenta l’identità familiare, culturale, nazionale, di appartenenza; conserva le memorie dei nostri antenati, della loro classe sociale, del luogo di provenienza, della religione, insomma, è un’eredità.
Gli studi e i lavori di psicologia transgenerazionale, come le costellazioni familiari, confermano spesso la corrispondenza tra il nome e i desideri inconfessati, ideali, sogni inespressi, amori passati, fedeltà ai destini di un antenato. E nel nuovo nato ogni volta che lo ascolta, si
attiva un “ordine” una “prescrizione di comportamento” che gli impedisce in seguito, di immaginare e realizzare i veri desideri del suo cuore.
Molti nomi vengono dati in corrispondenza o in memoria di un defunto. Ci sono figli che portano il peso di bambini nati prima di lui, morti prematuri o abortiti e poi rinominati. Credo che sia una delle cose più brutte che inconsapevolmente vengono commesse. Io ne ho conosciuto uno: mio padre. E’ morto all’età di 49 anni (soffriva di enfisema polmonare e cardiopatia). Nato e rinominato dopo la morte prematura del fratellino, per polmonite (strana coincidenza vero?). E non posso ricordare di averlo visto veramente felice. Oppure si scelgono i nomi di un nonno o una nonna, una zia con destini tragici o difficili. Perché? Per ignoranza.
Forse non ci crediamo ma l’anima del neonato porterà il peso di chi è venuto prima e ne ripercorrà l’esempio per fedeltà e per amore.
Quanti figli, appartenenti alle famiglie aristocratiche, ereditano nomi e cognomi importanti e sono costretti a vivere nello stesso ambiente, nello stesso ruolo assegnatogli per portare avanti la tradizione di famiglia? E quanti di questi figli sono felici? Molti non ce la fanno. Il suicidio del figlio di Gianni Agnelli potrebbe essere letto anche in questo modo. Per non parlare dei famosissimi Kennedy.
Ma il nome di famiglia dà anche forza, identità, è un segno di appartenenza, dà il sostegno degli antenati che trasmettono le loro virtù e le loro risorse e una parte chiamata “destino”.
Nessuno di noi ha scelto il proprio nome. Può piacerci oppure no; a volte è molto diverso dal nostro vero temperamento e quando viene pronunciato ci ricorda che dobbiamo essere come qualcun altro.
Gli Indios americani almeno, si affidavano a qualcosa di più grande come lo Spirito della natura e qualsiasi manifestazione o evento naturale legato alla nascita poteva incidere nella scelta del nome e del suo significato (per esempio, poteva apparire in cielo una particolare nuvola durante un temporale o tramonto) e il bambino poteva ricevere il nome “nuvola rossa”. Allo stesso modo, se durante la vita avveniva un evento importante o una situazione particolare il capo tribù e a volte lo sciamano, potevano cambiare il nome dando un significato più
appropriato. Quanti di noi oggi, sentono che il loro nome non li rispecchia più? Ma oggi con un po’ di conoscenza e consapevolezza, possiamo fare scelte diverse per chi viene al mondo e così provo a suggerire qualcosa come occasione di riflessione.
La scelta dovrebbe essere della coppia al di là delle influenze di amici e parenti; possibilmente che piaccia a tutti e due;
bisognerebbe poi imparare a dissociare il nome da qualsiasi persona che lo porta e valutarlo oggettivamente perché il vostro bambino sarà una persona nuova e unica che gli darà un significato del tutto esclusivo. Perché se è vero che il nome ci dona qualcosa, è vero anche che noi doniamo qualcosa a lui con le nostre azioni e i nostri pensieri, belli o brutti che siano;
chi conosce un po’ di Angeologia (angelo, inteso come energia psichica) e conoscendo il significato che accompagna i giorni della nascita, potrà pensare ad un nome che rievochi le doti, le virtù, i talenti che l’angelo porta con sè e ogni volta che verrà pronunciato, l’anima si sentirà riconosciuta;
infine, se proprio non riuscite a scegliere e il bambino ormai sta per nascere, si può individuare una rosa di due o tre nomi e aspettare di averlo tra le braccia. Fatevi ispirare da lui o da lei: avrà un colorito, un modo, un’espressione, un’energia, una presenza tutta sua. Sintonizzatevi con la sua anima. Sono certa che vi suggerirà la scelta migliore.
Per chi vuole approfondire suggerisco:
Anastasia Miszcczyszyn, Il potere delle radici, Urrà 2008
Igor Sibaldi, Che Angelo sei? Il libro degli Angeli, Sperling& Kupfer, Milano 2009
Film. “Il destino nel nome”, titolo originale “The Nameske”, India, USA 2006.
Film: “Il nome del figlio” con Valeria Golino e Alessandro Gasmann, Italia 2015