Vi è mai capitato di cadere nelle provocazioni? Un marito, una moglie, un fratello, un genitore, un collega, un amico, anche un figlio. Vi sollecita con osservazioni, richieste, domande, critiche, risposte. E anche se voi non avete alcuna voglia di reagire e vi sforzate di rimanere calmi, dopo un po’ scoppiate.
La provocazione è uno stimolo, come un bussare con insistenza affinchè apriate la porta. L’altro prevale emotivamente utilizzando parole, sguardi, espressioni facciali, gesti, anche con un silenzio ostinato, insomma con tutta la gamma della comunicazione non verbale. E quando ti sei arrabbiata ormai la frittata è fatta. Scattando, hai aperto la porta e l’altro è entrato nella tua zona di integrità, di tranquillità, di equilibrio, hai fatto entrare dentro quel virus che sconvolge la tua interiorità, le tue emozioni.
Come si fa a non cadere nelle provocazioni?
Non è facile perché la pancia è la prima che reagisce.
Bisogna disinnescare la bomba. Come?
1. Prima di tutto, è utile sapere che tutti e due fate parte di una stessa dinamica, siete in qualche modo collegati. Come se la relazione fosse una pila con i suoi due poli: il contatto produce energia. Ma di che tipo?
2. Poi bisogna conoscere la propria polarità, cioè le proprie permalosità, facendo attenzione a quali parole risuonano dentro, quali gesti, quali toni di voci o sguardi. Insomma imparare a cogliere nell’interazione, quell’energia sottile o campo di risonanza in cui sono attivi pensieri, ricordi, emozioni e sentimenti che si attivano in ogni relazione;
3. se ci riesci, ti accorgi che ciò che vivi ora, ciò che ti fa scattare, non è nuovo ma l’hai già conosciuto in passato, con qualcuno della tua famiglia. Può essere un papà, una mamma, una nonna, un maestra e la persona che hai oggi difronte a te, ti rimette davanti a ciò che non hai visto, riconosciuto e superato allora;
4. per fare questo, bisogna avere un’attitudine all’introspezione, all’ascolto di sè o acquisirla con un percorso di conoscenza personale, pratiche di meditazione, di respirazione, di ascolto del corpo. Cioè si tratta di individuare, riconoscere, superare, lasciar andare, trasformare le antiche gelosie, le sproporzionate aspettative, le personali svalutazioni, gli infantili bisogni di attenzioni, di approvazioni, di riconoscimenti ai quali sei ancora appeso con la tua rabbia, le tue recriminazioni, le tue memorie.
Ma è più facile da fare che da pensare.
Basta un po’ di attenzione e di disponibilità all’autosservazione e predisporsi a cogliere certi segnali in modo più maturo, adulto, responsabile, consapevole.
Così appena senti nell’aria l’odore di una provocazione, la riconosci e reagisci in modo adeguato, diverso, con l’indifferenza o dando nuove risposte, attuando nuovi comportamenti.
L’altro agirà a vuoto, perché la bomba l’hai disinnescata prima dentro di te.