Secondo i dati dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) l’attacco di panico è una delle patologie più diffuse al mondo; in Italia ne soffrono circa 8 milioni di persone. L’esordio avviene tra i 15 e i 35 anni ma spesso non è correttamente diagnosticato e viene inizialmente contrastato attraverso la prescrizione di blandi ansiolitici; se non riconosciuto e non curato, si corre il rischio di cadere nella depressione e in varie forme di dipendenza (farmaci, alcol, sostanze ,ecc. ). Ultimamente si è rilevato un aumento di giovani adulti che si rivolgono alla psicoterapia per guarire da questo disturbo invalidante di cui spesso ci si vergogna.
Viene definito attacco perché la persona viene colta impreparata; all’improvviso compare un senso di terrore spesso legato all’urgenza di fuggire da qualcosa di pericoloso. I sintomi sono soprattutto organici: palpitazioni, sudorazione, tremori, dolori al petto, nausea, sensazioni di sbandamento irritabilità, svenimento, paura di perdere il controllo del proprio corpo, torpore e formicolii, brividi, vertigini. La persona pensa che sta per avere un infarto e spesso si reca al pronto soccorso perché ha paura di una morte imminente, sensazione che rimane nella memoria anche dopo che l’attacco è passato (circa dopo 10 minuti). La paura di un altro attacco comincia a condizionare la vita quotidiana perché vengono messi in atto meccanismi di protezione e di difesa come l’evitamento della vita sociale e lavorativa con un peggioramento della qualità della vita.
Chi soffre di attacco di panico comincia a chiedere di essere accompagnato ogni volta che deve spostarsi con i mezzi, in macchina o andare in luoghi affollati. Pian piano perde la propria indipendenza, l’autonomia, il senso di autoefficacia con un grave abbassamento dell’autostima e aumento del senso di inadeguatezza. Per proteggersi e difendersi da questo dolore e da questa paura, la persona inizia ad isolarsi e a rifiutare quelle esperienze che possono procurargli un nuovo attacco. Familiari e amici, pensando di aiutare, assecondano le paure senza sospettare che non solo peggiorano il sintomo e lo mantengono ma si fanno inconsciamente complici della patologia dell’altro.
I fattori predisponenti sono da rintracciare sia nella sfera personale (particolare sensibilità e aspetti caratteriali sviluppatesi durante l‘infanzia e l’adolescenza) che nella sfera sociale (cultura familiare e quella del contesto sociale di appartenenza).
Le occasioni scatenanti in genere coincidono con i momenti della vita in cui la persona si trova a vivere un cambiamento desiderato o non ( lavoro, città, casa), una separazione ( da una persona, un coniuge, un figlio, o anche un luogo) o prove particolari (un esame, una promozione, un cambiamento di ruolo) . Queste situazioni che possono presentarsi nell’arco della vita, vengono però affrontate e vissute con un sentimento di paura e di inadeguatezza. L’attacco di panico spesso nasconde proprio queste emozioni: paura e inadeguatezza nei confronti di una nuova situazione che non si sa affrontare e tale incapacità viene spostata fuori in un disturbo di cui non si è responsabili.
Per esplorarne le cause e progettare un efficace intervento terapeutico bisogna affrontare le tematiche legate alla dipendenza affettiva e alla rimozione dell’aggressività. Infatti la persona va in crisi soprattutto quando è lontana dai suoi punti di riferimento come la casa e la famiglia o quando deve emanciparsi da atteggiamenti e comportamenti non più adeguati alla sua maturità. Dietro un attacco di panico vi sono quasi sempre residui di una personalità non evoluta che mette in atto risposte nevrotiche perché non ha voluto o potuto sviluppare una personalità matura, adeguata ad affrontare i cambiamenti che la vita impone.
L’attacco di panico è quindi l’occasione per un’evoluzione e una crescita personale che passa attraverso l’assunzione di una responsabilità individuale. Spesso però si sceglie la via più comoda della cura farmacologica che pur essendo utile nei primi momenti, può trasformarsi in dipendenza.
L’approccio della psicoterapia breve – in qualche mese – porta il soggetto a un buon grado di consapevolezza e riflessione sugli aspetti inconsci della propria personalità favorendo il superamento di antiche paure trasformandole in risorse da utilizzare per un migliore stile di vita.