Ricordate il film “Fuga dal Natale” ? Una coppia, dopo tanti anni, decide di trascorrere le Festività senza rispettare la tradizione: niente addobbi natalizi, niente regali, niente pranzi ma finalmente una vacanza da sogno! In attesa della partenza, si nasconde in casa per difendersi dalle critiche e dalle pressioni giornaliere dei vicini di casa, indignati da questo comportamento. La coppia resiste eroicamente, finché il ritorno inaspettato dell’amata figlia la costringerà ad organizzare frettolosamente il classico pranzo, con i regali sotto l’albero e gli inviti a tutto il vicinato. Morale: il vero Natale si trascorre in famiglia con i propri cari.
Ma questa Festa non piace a tutti. Molte persone confessano che il 25 dicembre lo cancellerebbe dal calendario insieme al capodanno perché si sentono immerse in un clima di falsità e ipocrisia, aspettative di felicità e di buoni sentimenti che non corrispondono alla realtà. Sensazioni interiori di malinconia, solitudine e inadeguatezza fanno desiderare che torni la normalità il prima possibile ma non osano dirlo per non sentirsi giudicate cattive, ciniche, asociali e guastafeste.
Viene definita “sindrome del Natale” e ne soffrono giovani e adulti, indipendentemente dalla classe sociale di appartenenza. Sapere che esiste e riconoscerla è il primo passo per non sentirsi anormali e vivere il periodo natalizio con maggior serenità. Per questo, è utile fare alcune precisazioni.
Prima di tutto, il Natale, almeno in occidente, è una festa essenzialmente familiare e la famiglia, si sa, non è sempre quel luogo ideale e magico in cui regna affetto e comprensione. La tradizione vuole che ci si riunisca insieme ai propri parenti per ritrovare e fortificare un senso di unione, di appartenenza, di affetto e di sostegno reciproco; l’esperienza di molti parla invece di incontri obbligati e spesso spiacevoli, durante i quali riaffiorano gelosie, conflitti, malesseri e vecchi rancori.
E’ una festa imposta, (le cosiddette feste comandate) che “impone” anche sentimenti di bontà, di gioia, di generosità non corrispondenti al reale stato d’animo. Qualcuno soffre, ha subìto un lutto, un licenziamento, una separazione, un divorzio, oppure si trova per la prima volta in una famiglia allargata in cui manca il senso di intimità. Se c’è di base una tristezza, si acutizza proprio in questi giorni.
Non dimentichiamo poi lo stress dei regali obbligati, degli auguri da fare, delle cene aziendali con i colleghi (spesso insopportabili). Come non avere il desiderio di fuggire lontano?
Ma non siamo malati. Forse avvertiamo in modo più consapevole la pressione dei condizionamenti sociali e culturali, l’azione subliminale dei messaggi pubblicitari e dei film natalizi mentre si fa più forte la strana nostalgia di “un’atmosfera natalizia” che non si trova nelle cene in famiglia o guardando gli alberi illuminati.
E’ un momento di Risveglio interiore e di riscoperta del significato spirituale del Natale.
Il Natale è la Festa di una Nascita; non solo dell’Uomo-Cristo ma di quella divinità che è in ognuno di noi e che può ridestarsi alla Luce di una nuova consapevolezza. Il Natale rappresenta l’inizio di un tempo nuovo, di una rinascita psicologica che ogni anno si rinnova e che ci offre l’occasione di un cambiamento profondo per vivere in maniera più autentica, per avere contatti umani più veri, rapporti di amicizia e di coppia più sinceri, per liberarci dalle convenzioni soffocanti, dai riti ormai privi di significato e dalle maschere che abbiamo indossato per difenderci dal dolore.
La solitudine e la tristezza che avvertiamo sono le voci dell’anima che ci chiama ad una riflessione più profonda su ciò che siamo e che vogliamo diventare, sui nostri veri bisogni, sui desideri inespressi, sui sogni dimenticati o abbandonati. Nel silenzio interiore, occasionato da una tristezza, possiamo percepire una connessione con qualcosa di più grande che ci avvolge e che ci ama.
Si può vivere il Natale anche così, un momento di raccoglimento interiore per rifiorire a nuova Vita.