Nel mio lavoro, mi occupo frequentemente dei problemi relazionali, di coppia, delle difficoltà nel trovare un partner o meglio “IL” partner, la cosiddetta “persona giusta”. Ma esiste l’uomo giusto/ la donna giusta? Quando ci si innamora, cosa ci guida in questa scelta?
Prima un breve premessa. Siamo ancora immersi in una cultura patriarcale che per millenni ha plasmato le menti di uomini e donne. E anche se moltissimo è cambiato dal punto di vista sociale, politico, economico, per quanto riguarda le relazioni sentimentali c’è ancora molto da fare perché agisce un aspetto nell’inconscio collettivo che condiziona scelte e decisioni. E una delle idee ancora operanti è la falsa credenza che SE NON HAI UN UOMO O UNA DONNA NON VALI NIENTE! Quindi nella vita, per sentirsi realizzati, bisogna avere un partner, possibilmente stabile.
Andiamo alla ricerca ossessiva della mezza mela che ci completa e che ci faccia sentire “a posto”, integrati, uguali agli altri per non sentire il disagio di essere diversi. Non ci rendiamo conto che spesso la scelta del partner non è libera e sfocia di solito, in una relazione in cui c’è un prezzo da pagare con la rinuncia alla libertà e alla realizzazione personale. Il rapporto amoroso inizia a languire nell’apatia, nell’indifferenza e si trasforma in fastidio, rancore, colpevolizzazione fino a diventare un conflitto destinato a sfociare nell’odio, nella vendetta e nella reciproca distruzione.
La scelta del partner non è casuale ma segue delle regole biologiche e psicologiche ben precise ma nascoste che giocano un ruolo determinante nel far sì che “dobbiamo” avere un partner ( e spesso ci accontentiamo del meno peggio) e “quella” persona piuttosto che un’altra. Vediamole in breve.
Motivazioni biologiche legate all’istinto di riproduzione della specie; su questo si incentra il maggior interesse durante la fase dell’adolescenza (anche se nascosto dietro la dinamica dell’innamoramento);
Soddisfazioni di bisogni (psicologici e affettivi). Secondo la scala di Maslow ci sono quelli primari di sicurezza, protezione, sopravvivenza fisica, e quelli secondari essere amato e amare, partecipare, essere rispettato, stimato, riconosciuto, essere competente e produttivo e di essere autorealizzato in base alla proprie aspettative e potenzialità. Se ci sono carenze in questo senso, la scelta del partner verrà fatta attraverso il meccanismo della compensazione e della proiezione per cui cerco nell’altro ciò che mi manca. Si è contenti quando i propri desideri sono soddisfatti da un altro e ci si lamenta quando ci si sente messi da parte, abbandonati, incompresi, non amati.
A causa di questa immaturità affettiva, si attuano inconsapevolmente, gli “incesti simbolici”. Poiché il prototipo delle relazioni affettive rimane quello vissuto con i propri genitori, se tale relazione non è stata soddisfacente o ha prodotto ferite e traumi, si cerca il partner che ripropone il ruolo o la relazione che bisogna risanare sia essa con il padre, con la madre, con un fratello o una sorella. E così si hanno mariti che fanno i padri o i figli, mogli che fanno le madri, le nonne o le figlie. Sembra una “nuova scelta” e invece, è l’attualità di un passato che non è stato ancora superato. Si cerca in un altro quello che manca in base a illusioni che puntualmente crollano. La mezza mela non era l’anima gemella che credevi perché eri una mezza mela anche tu. Bisogna diventare una mela intera, altrimenti l’altro sarà la stampella che prima o poi crollerà.
Poi esiste l’eredità familiare inconscia. Secondo la prospettiva della psicologia sistemica, nascere in una famiglia significa ricevere un’eredità fatta di codici, cultura, valori ma anche progetti, sogni, desideri, talenti; è un’eredità fatta di ordini invisibili che servono per compensare anche le ingiustizie subite dagli antenati, per guarire traumi o portare a termine le loro opere incompiute.
Il rapporto di coppia quindi non si limita alla relazione tra due persone ma entrano in gioco almeno sei persone: tu, lui/lei e i rispettivi genitori perché si incontrano due alberi genealogici: famiglie con usi e costumi diversi, classi sociali e aree geografiche differenti, per non parlare di persone che si uniscono con razze diverse, che parlano lingue diverse e seguono religioni diverse. E trovare un equilibrio in tutto questo, non è facile.

Per fare una scelta più consapevole e liberarsi dal meccanismo delle “ripetizioni infelici” occorre raggiungere la maturità affettiva che non significa solo essere in grado di procreare ma:

1. Amare e dare valore a se stessi. Se non lo hai imparato dai tuoi genitori, è necessario pensarci da soli riscoprendo la propria verità e dare valore alla propria diversità;
2. aver superato il ruolo di figlio/a;
3. “ri” conoscere” i propri genitori, e prendere coscienza degli schemi ripetitivi del proprio sistema familiare e i possibili “ordini invisibili”attraverso un lavoro di psicologia sistemica;
4. avere una buona educazione sentimentale, cioè conoscere e saper interpretare le proprie emozioni e quelle altrui;
5. aver imparato e sperimentato la propria sessualità e aver costruito la propria identità sessuale;
6. Rispettare gli spazi di autonomia all’interno della coppia;
7. Imparare dalle esperienze passate

Troppo impegnativo? Dipende da cosa si vuole nella vita.
Ma in questo modo ogni relazione, anche la più dolorosa, potrà insegnare e dare qualcosa di prezioso, perché diventa un modo per vedere e risolvere un problema personale che non si è voluto affrontare, uno strumento per conoscere se stessi e un mezzo di evoluzione e crescita spirituale.
Allora, la scelta del partner sarà fatta per vivere un amore che libera e non per soffrire dentro una prigione.